Neuroestetica

S. Zeki Art and the brain Daedalus, 127, 2, 1-103
  La ricerca dell’arte figurativa come parte di un processo di sviluppo delle potenzialità visive e
rappresentative del cervello. Sviluppo dell’arte figurativa e sviluppo del nostro sistema visivo procedono di pari passi L’artista diventa un “neurologo” esploratore delle capacita del nostro sistema visivo e rappresentativo nei vari stadi della sua evoluzione.

S. Zeki Neural correlate of beauty Journal of Neurophysiology, 2004, 91/4, 1699-1705
  Con tecniche di imaging è possibile evidenziare quali aree del cervello sono impegnate quando il soggetto osserva e giudica un dipinto come “bello” o “brutto”. La percezione delle differenti categorie pittoriche è associata a aree specifiche delle cortecce visive; anche le cortecce orbito-frontali sono tuttavia implicate nella discriminazione del giudizio estetico.
D.J. Levitin
V. Menon
Musical structures is processed in “language” areas in the brain: a possibile role for Broadman area 47 in temporal coherence NeuroImage, 2003, 20, 2142-2152
  Esiti di un test dove viene messo a confronto l’ascolto di brani di musica classica, confrontati l’ascolto degli stessi suoni prodotti in modo confuso e scombinato. Rispetto alla percezione di suoni confusi, l’ascolto dei brani musicali strutturati  attiva la regione cerebrale strettamente connessa al produzione del linguaggio parlato e grafico, sull”emisfero sinistro, e la sua omologa sull’emisfero destro.
D.A. Schwartz
e atri
The statistical structure of human speech sounds predicts musical universal Neuroscience, 2003, 23 (18), 7160-7168
  La musica nascosta nelle parole!
Sovrapponibilità tra la struttura della musica e l’articolazione del linguaggio, in uno studio effettuato in più fasi, prima su un campione di 6300 enunciazioni in lingua inglese (comprendenti anche inflessioni regionali) sul Acoustic-Phonetic Continous Speech Corpus presso il TIMIT (Texas Instrument/Massachussets Institute of Technology), e poi su un campione suppletivo di enunciazioni raccolte nel Multi-language Telephone Speech Corpus presso l’OGI (Oregon Graduate Institute of Science and Technology) nelle lingue farsi, francese, tedesco, spagnolo, hindi, giapponese, mandarino, tamil e vietnamita.

A. Bennet
D. Bennet 
The human knowledge system: Music and brain coherence The Journal of Information and Knowledge Management Systems, 2008, 38 (3)
  Una ricerca che si muove tra le quinte dell'”effetto Mozart”. L’ascolto regolare della musica stimola l’attività neuronale e conserva l’integrità sinaptica. L’ascolto della musica “giusta” facilita i
potenzia i processi di apprendimento e favorisce la sincronizzazione emisferica e la coerenza cerebrale.

J. Panksepp
G. Bernatzky 
Emotional sounds and the brain: the neuro-affective foundation of musical appreciation Behavioural processes, 2002, 60, 133-155
  Uno studio articolato su come la musica sia in grado di promuovere mutamenti comportamentali, inclusi effetti sulla memoria, sull’umore, sull’attività cerebrale, sulle risposte autonomiche come
l’esperienza “chills” – il brivido di freddo che ci assale dopo avere ascoltato prodezze canore o strumentali. Studi su animali confermano che stimolazioni musicali inducono reazioni neurofisiologiche sperimentalmente rilevate.

A. D. Patel Language, music, syntax and the brain Nature neuroscience, 2003, 6(7), 674-681
  Lo studio comparativo della musica e del linguaggio riscuote sempre più interesse. Al pari del linguaggio, la musica è una sfera universale che si articola su elementi organizzati in strutture gerarchiche e sequenziali. Musica e linguaggio costituiscono pertanto preziose porte di ingresso per studiare i meccanismi con cui il cervello gestisce e processa la complessità dei suoni; ricerche comparative possono anche aprire nuovi spazi di comprensione di entrambi i fenomeni linguistico e musicale..
 A. Goebel
C. H. Goebel
H. Goebel
Phenotype of migraine headache and migraine aura of Richard Wagner  Cephalalgia, 2014, 0(0), 1-8
  L’articolo, che raccoglie testimonianze documentarie sulla cefalea di cui Wagner soffriva, rappresenta per certi aspetti una novità.
Adesso sappiamo che anche Richard Wagner è prima osannato e poi considerato un simbolo di decadenza culturale da parte di Friedrich Nietzsche che soffriva delle stesse devastanti emicranie che notoriamente affliggevano l’ex amico Nietzsche, ma che finora hanno riscosso maggiore attenzione da parte degli storici. E’ vero però che Nietzsche parla assai diffusamente dei suoi disturbi nel suo vasto epistolario, da cui è possibile anche avere qualche notizia delle varie ‘terapie’ che venivano allora impiegate. In particolare si cita l’uso di applicare un ‘cestello di sanguisughe’ sulla testa. E’ poi curioso notare che anche le sanguisughe, come ogni anfratto
dell’esperienza personale del filosofo, finiscano tra i capitoli di ‘Così Parlò Zarathustra’.

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